KOSOVO

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Il Kosovo o Cossovo in albanese Kosovë / Kosova; storicamente Dardania in illirico è uno Stato parzialmente riconosciuto dell’Europa sud-orientale (Balcani), autoproclamatosi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008.Al 2015, infatti, 115 Stati membri dell’ONU (tra cui tre membri permanenti del suo consiglio di sicurezza, Stati Uniti, Francia e Regno Unito, e altri 21 Paesi su 28 dell’Unione europea oltre agli ultimi due citati) hanno garantito il suo riconoscimento, mentre 51 degli altri 82, tra cui altri due membri del consiglio di sicurezza, Cina e Russia, e cinque Paesi dell’Unione europea, si sono dichiarati contrari al riconoscimento. L’Italia ha riconosciuto il Kosovo il 21 febbraio 2008. La Serbia considera il Kosovo come propria provincia autonoma, alla pari della Voivodina nel nord.A quattro anni e mezzo dalla proclamazione d’indipendenza, il 10 settembre 2012 è cessata la sorveglianza esercitata dal Gruppo internazionale di orientamento (ISG). Secondo il parere della Corte internazionale di giustizia del 22 luglio 2010, la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo non ha violato né il diritto internazionale generale né la risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza ONU. Il parere non include una presa di posizione sugli effetti della dichiarazione, e cioè sull’acquisto, o no, della qualità di Stato a tutti gli effetti.

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Adem Jashari – Prekaz, 28 novembre 1955 – Prekaz, 7 marzo 1998) è stato un militare albanese.
È considerato uno degli artefici principali della liberazione del Kosovo, insieme a Zahir Pajaziti. Jashari è stato uno dei capi e fondatori dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (noto anche con gli acronimi inglese KLA ed albanese UÇK) nella zona di operazioni di Drenica, dichiarato eroe nazionale del Kosovo e dell’Albania.
Il governo jugoslavo di Slobodan Milošević lo considerava un terrorista, e nel luglio 1997 un tribunale jugoslavo lo aveva condannato in contumacia per azioni terroristiche, ma il processo era stato condannato dai gruppi internazionali per la difesa dei diritti umani. Venne ucciso nel marzo del 1998, insieme con la maggior parte della sua numerosa famiglia, nell’attacco portato alla sua casa a Prekaz da parte delle forze di sicurezza serbe.

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Adem Jashari nacque a Prekaz, un villaggio della municipalità di Mitrovica nel nord del Kosovo.
Nel 1991 Jashari si trasferì in Albania per addestrarsi con i primi volontari che in seguito confluirono nell’Esercito di Liberazione del Kosovo. La prima battaglia tra Jashari ed i suoi commilitoni e le forze federali serbe si svolse la mattina del 30 dicembre 1991. La casa di Jashari fu circondata da molti uomini delle forze di sicurezza serbe che richiesero la sua resa. Jashari riuscì a rompere l’assedio ed in seguito partecipò a numerose azioni contro l’esercito serbo e la polizia.
Il 28 febbraio 1998 un gruppo di combattenti dell’UÇK guidato da Adem Jashari fu attaccato da pattuglie della polizia serba ed uccise quattro poliziotti ferendone altri due. Nell’attacco restarono uccisi anche sedici membri dell’UCK.

La morte
Nelle prime ore del mattino del 5 marzo 1998, il villaggio di Donji Prekaz fu nuovamente attaccato da ingenti forze dell’esercito serbo e della polizia. Gli attaccanti formarono un secondo cerchio di truppe per prevenire ogni possibile fuga. La forza d’attacco era composta da circa 7 mila militari con veicoli corazzati e armati di artiglieria proveniente da una vicina fabbrica di munizioni. Molti abitanti del villaggio furono uccisi, per alcuni si trattò di vere e proprie esecuzioni. Gli attaccanti intimarono a Jashari di uscire ed arrendersi, e gli concessero un ultimatum di due ore per prendere in considerazione l’offerta. Allo scadere dell’ultimatum iniziò la sparatoria. Su una delle case la polizia esplose colpi di mortaio seguiti da lanci di gas lacrimogeno. La maggior parte della numerosa famiglia di Jashari si era raccolta in una casa singola. Il bombardamento continuò per altre 36 ore prima che l’esercito serbo e la polizia potessero finalmente entrare. Adem Jashari insieme a 52 membri della sua famiglia furono uccisi, alcuni dei quali bruciati ed irriconoscibili.

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