La cerimonia dura quattro giorni; inizialmente tenuta anche in Angola, risale ad un’antica tradizione, interrotta e poi ripresa negli anni ’50.
Si ritiene che i danzatori Makishi siano gli spiriti degli antenati: si incontrano al “kuvumbuka”, il cimitero locale ed indossano i costumi e la maschera. Durante la notte dormono nel cimitero ed eseguono rituali specifici che trasformano i loro corpi in “contenitori” in grado di ospitare gli spiriti dei morti. Alle donne ed ai non iniziati è preclusa la possibilità di entrare nel Kuyumbuka, poichè solo coloro che sono iniziati ed hanno preso parte al Likumbi Lya Mize in passato sono in grado di gestire gli spiriti. La cerimonia inizia quindi con la resurrezione o ritorno alla terra dei viventi di piu’ di 100 tipi diversi di Makishi dai cimiteri sul lato orientale dello Zambesi, adornati in costumi colorati raffiguranti animali e ogni sorta di cose. Non appena i Makishi emergono dalle loro tombe, si avviano a piedi verso la città di Zambesi, disorientati, spaventati e incapaci di muovere i loro passi tra i vivi. Non possono esprimersi, hanno perso il potere di comunicare con i vivi quando sono morti e possono solo emettere suoni gutturali, urla e rumori.
Le madri Luvale vengono in loro aiuto e dopo averli riuniti presso la periferia, li accompagnano cantando i canti tradizionali Luvale e ballando attraverso la città fino alle rive del fiume Zambesi, alla Chilende: un’area dove vengono eseguiti canti e danze tradizionali. Questa è anche la celebrazione di quelle madri che hanno perso i figli durante la Mukanda (rito di passaggio all’età adulta): le donne sanno infatti che, se vogliono avere la possibilità di vedere i loro amati figli ancora una volta, devono condurre le maschere ed allontanare gli spiriti maligni che possono attirarle, permettendogli così di attraversare il fiume Zambesi che separa il mondo dei morti da quello dei vivi.