LA COSTRUZIONE della linea fu decisa per collegare la città di Massaua, principale porto dell’Eritrea, alla capitale Asmara, al centro di un vasto altopiano interessato da interventi di valorizzazione agricola. La tratta iniziale della linea fu realizzata a partire dal 1900, riutilizzando la sede della ferrovia Massaua-Saati, costruita a scopi militari. La costruzione proseguì per tappe a causa dell’orografia difficile del territorio e della discontinuità dei finanziamenti: Asmara, situata a circa 2 500 m di quota, fu raggiunta nel 1911. Nel frattempo (1905) era stata attivata la nuova stazione di Massaua, posta in località Taulud, più adeguata a gestire il traffico passeggeri.
I PRIMI ANNI DI ESERCIZIO La linea fu interessata ben presto da un intenso traffico merci e passeggeri, favorito anche dalla costruzione della ferrovia Asmara – Cheren attivata nel 1923, e poi estesa fino ad Agordat e Biscia, che collegava la capitale con le fiorenti regioni agricole dell’ovest. Dal 1934 i treni a vapore furono integrati da nuovi collegamenti rapidi effettuati da nuove littorine di costruzione FIAT, che permisero un drastico abbassamento dei tempi di percorrenza, ridotti a sole tre ore.Nel 1937 sullo stesso percorso della ferrovia fu attivata una lunga teleferica, resasi necessaria a causa del continuo aumento del traffico merci.
IL PERIODO BRITANNICO ED ETIOPICO Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, l’Eritrea fu occupata dall’esercito britannico, che la tenne fino al 1952, quando fu annessa all’Etiopia. La ferrovia continuò l’esercizio, anche grazie all’acquisto di nuove locomotive Diesel, ma soffrì di un lento declino per la mancanza di investimenti. Nella guerra civile di indipendenza tra il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo ed il governo etiopico del Derg, anche per il suo significato simbolico, la ferrovia fu ripetutamente colpita, danneggiata e saccheggiata. In seguito ai danneggiamenti la circolazione ferroviaria fu sospesa nel 1976, e la ferrovia fu chiusa definitivamente nel 1978.
LA RIAPERTURA Riconosciuta fin dal 1993 come uno dei pilastri della riaffermazione della identità nazionale eritrea, la ferrovia fu immediatamente oggetto di progetti di ricostruzione che facesse uso esclusivamente di materiali e manodopera locali. A questo scopo tutto il vecchio personale eritreo, anche in pensione (macchinisti, meccanici, tecnici e verificatori) fu invitato a ripresentarsi al lavoro in forma “volontaria”. Seguì il recupero dei materiali: dalle rotaie e traversine metalliche, spesso usate per costruire fortificazioni o bunker durante la guerra, a vagoni, locomotive, scambi e segnalamenti. L’azione di recupero fu praticata in buona parte da militari di leva in “servizio nazionale”. I pezzi recuperati furono revisionati e, laddove possibile, riparati. Per la movimentazione dei materiali, in assenza di mezzi di trazione leggeri, furono creati due piccoli “locotrattori” derivati dai carrelli della littorina n. 8. La ricostruzione della linea è stata completata nel 2003, ma a causa della mancanza di materiale rotabile moderno, l’utilizzo è prevalentemente a fini turistici.